Gli applausi dei duemila e cinquecento astanti del Teatro Regio di Torino scandiscono i secondi che precedono l’entrata in scena. L’adrenalina era già in circolo da un pezzo, ma ora che il ritmo cardiaco ha raggiunto le frequenze di un brano Dubstep la percezione è ancora più marcata.
Uno come lui dovrebbe essere abituato a questo tipo di sensazione: chissà quante volte avrà vissuto qualcosa di simile in attesa del fold di un avversario dopo aver piazzato un bluff da cardiopalma.
Stavolta però è diverso e non c’è tempo per pensare: tre, due, uno, si va in scena. E ora, gli applausi, sono tutti per lui. Un cerchio rosso delimita il suo raggio d’azione mentre un cono di luce ne illumina la figura.
Tutt’attorno il buio, anche se il vociare in sottofondo rende tangibile l’energia trasmessa dai presenti, curiosi di ascoltare il suo discorso con le orecchie, e gli occhi, spalancati.
L'equivalente di cinquemila obbiettivi puntati più qualche smartphone, arrotondando il numero per difetto. All’improvviso però, la tensione si scioglie e le parole fluiscono con una naturalezza, fino ad allora, inimmaginabile:
“Quando sei lì non riesci a vedere oltre la prima fila, tutto il teatro è in ombra. Una marea di ombre. Il mio talk cominciava con una provocazione, seguita, dopo circa 30 secondi, da una battuta. Sentire la gente ridere mi ha aiutato a rompere il ghiaccio, come se d’improvviso avessi raggiunto la consapevolezza di esser stato accettato. Da lì in poi è filato tutto liscio.
Anche a posteriori, rivedendo la clip, mi è sembrato di essere a mio agio. L’energia che ti da il calore di migliaia di persone è incredibile, sia all’inizio che alla fine.
Tra l’altro, e questa è una cosa che vorrei far notare a chi non conosce le regole del TEDx, si deve andare a braccio, non esiste un gobbo e non c’è modo di portare sul palco alcunché di scritto. Tutto quello che ho detto lo avevo in testa; non c’è trucco e non c’è inganno, come direbbe un mago.”
Personalmente ho schiacciato play, gustandomi lo speech tutto d’un fiato. E dopo qualche secondo ho ripetuto l’operazione, cosa che vi invito a fare nel caso non l'aveste ancora guardato.
Anche perché con “Bendi” ci conosciamo da diversi anni e, come quando si mette su un buon disco, il primo ascolto non è mai sufficiente. Non dimentichiamoci che, vado a memoria ma potrei sbagliarmi, di TEDx Talk sul poker ne ricordo soltanto due, ed entrambi portano la firma di Liv Boeree, astrofisica prestata al poker di un’intelligenza, e un carisma, fuori dal comune.
Checché ne dicano i detrattori del Giuliano nazionale, non di certo famoso per la sua modestia, parlare per dieci minuti di fronte a un pubblico folto ed esigente, e farlo in modo esemplare, non è roba per tutti:
“Ero il quinto di tredici oratori, quindi il mio talk era il penultimo prima dell’intervallo e cadeva proprio nel momento clou della serata, poco dopo le dieci.
Ora dirò una cosa che vi farà sorridere: per rendere ancor più unico l’evento, il tutto è stato organizzato il 29 di febbraio in uno dei teatri più prestigiosi d’Italia e con un numero di partecipanti dieci volte superiore alla media: dopo l’EPT dei record, il Ted Talk dei record insomma, per giunta nell’orario di punta!”
Chi lo conosce, sia di persona che indirettamente, sa bene che la ragione per cui Giuliano gioca a poker non è squisitamente economica. È stato lui nel 2015, assieme a Dario Sammartino, Mustapha Kanit e Andrea Dato, a portare in alto la bandiera italiana (fregiandosi anche del titolo di MVP) nell’unica competizione a squadre organizzata a livello mondiale, la Global Poker Index. Ed è stato sempre lui ad aggiudicarsi l’EPT dei record in quel di Barcellona:
“Ho prestato la mia immagine per il bene del movimento. Il poker mi ha dato tanto in questi anni e trovavo giusto, in qualche modo, restituire qualcosa. I TEDx Talk non sono a scopo di lucro, sono un po’ la Onlus della cultura e ho scelto ben volentieri di dedicare il mio tempo alla causa. Quanto ci è voluto a preparare il tutto? Diciamo 20-30 ore per la stesura e altrettante per studiarlo bene e interpretarlo.”
A coadiuvarlo nel processo di creazione un amico comune, nonché collega di lavoro da una decina d'anni, Davide De Luca, inviato per Assopoker agli eventi targati PokerStars:
“È a lui che vanno i mie ringraziamenti più sentiti per avermi aiutato a realizzare il discorso, oltre alla mamma ovviamente. Per lei è stato un orgoglio vedermi parlare di fronte a così tanta gente in un contesto di quel livello.”
Ora che vi abbiamo dato uno spaccato di ciò che è stato, a livello emozionale, parlare di poker alle masse mettendo l’accento sulla differenza che intercorre tra un gioco d’abilità (in cui l’alea interferisce in modo importante soltanto breve periodo) e qualsiasi altro gioco d’azzardo, andiamo a scoprire in che modo è nato tutto:
“Sono stato contattato da Enrico Gentina, curatore italiano per TEDx nonché appassionato di poker, tramite un amico in comune che lavora nell’ambito del marketing digitale.
Ci siamo incontrati a Genova per un aperitivo e già dopo mezz’ora di chiacchierata mi ha comunicato che sarebbe stato un onore avermi come relatore al TEDx di febbraio, al Teatro Regio di Torino. Si trattava del primo evento TEDx organizzato in un contesto così importante perché, generalmente, i TEDx si tengono i posti più piccoli, con al massimo 2/300 persone.
Il fil rouge di questa edizione era l’ascolto e infatti c’erano diversi personaggi davvero forti nel campo della musica (una cantante, un direttore d’orchestra per citarne alcuni) più altri che avevano comunque a che fare col mondo musicale.
Oltre a questi Benedetta Parodi, la più nota del gruppo, un’astrologa e un ragazzo con oltre un milione di follower su Instagram, diventato famoso con la “fast art”, Greg Goya, con cui ho stretto un bel rapporto sin da subito anche perché avevamo i camerini uno accanto all’altro.
La giornata lì è lunghissima, si comincia con un meeting e delle prove generali, si fanno dei test audio e poi si pranza tutti assieme. L’ansia mi è salita quando hanno iniziato a comunicare a tutti i camerini il countdown dell’entrata in scena: due ore, un’ora, mezz’ora… Sensazioni pazzesche!
Enrico faceva da trait d’union tra l’uscita di un relatore e l’altro. Nei cinque minuti che precedevano il mio momento avevo la sensazione di non riuscire a ricordare nulla di quanto preparato. Poi mi hanno spinto sul palco...”
Chiosa finale sulle reazioni degli spettatori giunti sul posto e di tutti coloro i quali hanno avuto modo di vedere lo spezzone su YouTube:
“Tanti complimenti e belle parole, sia sul momento che da quando il video è stato messo online. Avrò ricevuto più di 300 messaggi in direct e, a parte qualche hater che non manca mai, non c’è stato nessuno che abbia detto qualcosa di negativo.
C’è stato invece chi mi ha esaltato e chi mi ha ringraziato, rimarcando il fatto che nella nostra nicchia servisse tanto un discorso di questo tipo per dare lustro al gioco del poker perché, purtroppo, nell'immaginario comune viene ancora assimilato a un qualsiasi gioco d’azzardo.”
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