Un torneo di poker vale l'altro, quel che conta è il garantito. Falso.
E se così fosse provate voi a spiegarci perché, parlando con alcuni tra i protagonisti del prossimo IPO Sanremo che si terrà da 27 aprile al 7 maggio, concordano tutti su un fatto: l'IPO è il torneo italiano per eccellenza.
Quel che non si può descrivere coi numeri rimane nell'immaginario comune a livello di percezione e Michele Guerrini, vincitore dell'IPO 20 a Campione d'Italia, ce lo ha spiegato nella chiacchierata di questo pomeriggio meglio di chiunque altro:
"Sì, a guardare i numeri è un torneo da 500 euro e da un milione garantito come possono essercene altri, ma ciò che fa la differenza è il marchio, il prestigio. E poi io l'ho vinto!"
Per quel che mi riguarda è il vero torneo italiano e i numeri, specie a Sanremo, sono sempre ottimi: si sa già che si va a giocare per un primo premio da 250/300 mila euro."
Un sapore speciale
"Diciamo che dopo i fasti dell'IPT, il torneo italiano più prestigioso è diventato l'IPO, vincerlo è un po' come vincere il campionato italiano, pur non esistendo qualcosa di simile nella realtà.
Per me è un torneo particolare perché rappresenta il primo big shot in carriera. È quello che mi ha lanciato in questo mondo, perciò le emozioni sono tante e tornare a giocarlo è sempre qualcosa di speciale.
L'immagine che mi rimane più impressa? Sono stato chipleader da 50 left in poi e in quel periodo si pagavano ancora le Ante ad ogni mano, quindi rimanevano in gioco anche le chip di piccola taglia, e io avevo un castello enorme! Oggi non è più così, ma quell'immagine, con tutte quelle chip al tavolo, è qualcosa di indimenticabile.
A livello emozionale, più che un momento singolo è stato proprio il fatto di trovarmi al tavolo finale con tutti gli amici attorno a fare il tifo per me. Avevo 23 anni in quel periodo e giocavo al massimo da 3."
Nel momento migliore
"Io nasco come giocatore live e quando vinsi l'IPO venivo da un anno interno di stack coaching online.
Un percorso che mi ha fatto benissimo, sia per ritrovare la voglia di giocare live che per quanto riguarda l'aspetto tecnico.
A ben guardare è stato l'unico periodo in cui ho studiato il gioco per davvero e, per quegli anni lì (siamo nel 2016, ndr) ero piuttosto preparato.
Ho smesso di avere il cosiddetto sogno pokeristico un po' di tempo fa, oggi è più che altro un hobby profittevole. Dedico ancora diverso tempo al poker ma, rispetto al passato, provo a diversificare.
Professionista? Non mi vedo come tale. Lo dicevo a un amico francese proprio qualche giorno fa, io sono qualcosa come un "professional recreational" piuttosto, ora non ricordo bene come la misi giù in inglese quel giorno ma insomma, un amatore professionista, ecco!🙂"
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